Orto Sinergico

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domenica 12 agosto 2012

Ecogeco all'Ecofiera Oglio Po !

 


La produzione dei jeans è una delle più inquinanti nel settore dell'abbigliamento. Da questa consapevolezza nasce la sfida lanciata da Claudia Lubrano e Giampaolo Bianchi: creare e commercializzare un jeans che riesca a conciliare etica ed estetica.

jeans ecologico denim EcoGeco
MILANO - La produzione dei jeans è una delle più inquinanti nel settore dell'abbigliamento: per produrne un paio si consumano circa 13 mila litri d'acqua. Poi ci sono coloranti e altri prodotti chimici, i prodotti per il finissaggio, o il processo di sabbiatura, altamente tossico (vedi lancio precedente). Produzioni che spesso avvengono in Paesi del sud del mondo dove, spesso, i diritti dei lavoratori e l'ambiente non vengono tutelati. 
Dalla consapevolezza di questa situazione, nasce la sfida lanciata da Claudia Lubrano e Giampaolo Bianchi: creare e commercializzare un jeans che riesca a conciliare etica ed estetica con il marchio "Ecogeco". 
"Tentiamo di ribellarci a quello che sta succedendo, ma vogliamo farlo con un progetto imprenditoriale concreto: ora siamo in fase di sperimentazione, speriamo che porti a un risultato economico", spiega Claudia. L'idea di "Ecogeco" è nata nella seconda metà del 2009 e a settembre 2010 sono stati prodotti i primi capi. Il tessuto viene fornito da un'azienda veneta che importa dalla Turchia il fiocco di cotone, filatura, tintura e tessitura vengono fatte in Italia. E per la tintura, al bando i colori chimici: "Usiamo l'indaco, la tintura con cui si tingeva originariamente il denim", spiega Claudia Lubrano. La confezione avviene in un altro laboratorio del veneto. "Non è stato semplice avviare questo progetto e non lo è nemmeno ora -conclude Claudia-. Dobbiamo capire se il prodotto può avere un mercato". 
Cotone biologico ed europeo, coltivato senza pesticidi. Tintura con puro indaco e lavaggi con acqua e pietra pomice anche LifeGate ecoJeans. Con un'attenzione anche ad accessori, bottoni, cerniere e cuciture che vengono realizzati nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente.


Gentile Redazione,
vi scrivo per raccontarvi una storia chiamata Ecogeco. E' una storia di resistenza e viene proprio da quell'EstNord che avete sempre raccontato con passione e impegno.
Questa storia parla di un jeans biologico interamente confezionato in Veneto. E' un jeans che è l'esatto contrario dei jeans che si acquistano in negozio. Non è di una grande marca; non è realizzato nel fareast; non viene confezionato in grandi numeri; non viene tinto con sostanze altamente inquinanti. E' solo un piccolo progetto che ha una storia da raccontare e questa storia, come tutte le storie, è il frutto di un intreccio di altre storie. Tre per la precisione:

Il mercato del tessile nel Veneto

La prima storia riguarda il mercato del tessile nel Veneto. Una volta il Veneto era tutto un gran taglia e cuci, laboratori di taglio e confezione sparsi a centinaia in tutta la regione, impiegavano migliaia e migliaia di donne e spesso rappresentavano il secondo stipendio della famiglia. Non vuole essere un “amarcord” ma semplicemente un sottolineare che il lavoro e la produzione possono creare distribuzione della ricchezza. Quei laboratori hanno contribuito in maniera determinante alla creazione del “made in italy” inteso come un coniugare di creatività, tecnica e saperi che solo una filiera interamente sotto controllo ha potuto portare al suo riconoscimento a livello mondiale.

Una vita nel settore

La seconda storia è la mia storia personale. Lavoro nel tessile dal 1980 e ho visto, anno dopo anno la graduale distruzione della filiera. I primi ad essere chiusi e de localizzati sono stati proprio i laboratori di confezione, alla ricerca di manodopera a basso costo inizialmente nei paesi dell’est Europa post-comunista. Successivamente i marchi sono passati alla commercializzazione totale dei capi con produzioni interamente realizzate in Cina, India ed altri paesi del Far East. Questo ha portato come conseguenza che tutti gli altri attori dell’indotto, tessiture e tintorie, si sono viste costrette a spostare le loro attività in quei paesi per evitarne la chiusura. Oggi sono veramente pochissime le attività produttive attive nel nostro territorio.

Un gruppo d’acquisto solidale di Verona

La terza storia parla di un piccolo gruppo d’acquisto solidale veronese. Si chiama Gologas ed è nato nel 2006. Ho contribuito a fondarlo con la mia famiglia e altri cittadini di Verona… un po' alla volta abbiamo scoperto il mondo della solidarietà con la S maiuscola. Non solo biologico ma soprattutto di sostegno alla nascita di una nuova economia. Il desiderio di tentare con i nostri comportamenti e con i nostri acquisti di far crescere sempre più un’economia fondata non più sulla speculazione bensì sul riconoscimento del valore reale del lavoro e dei materiali.

Queste storie le abbiamo vissute tutte in prima persona ed è proprio dall’intreccio di queste trame che è nato quel tessuto “resistente”, quel tessuto che vuole resistere alle logiche del mercato del tessile, di cui vorrei parlarvi. Questo tessuto si chiama Ecogeco – tessuto genova ecologico.
Ecogeco è prima di tutto un jeans realizzato con cotone biologico e tinto con indaco naturale. Un jeans che è confezionato interamente in Veneto grazie all’impegno straordinario di alcuni piccoli laboratori locali, gli ultimi rimasti, gli ultimi che hanno saputo resistere a questo nuovo mondo globalizzato. Ed è un jeans che vuole richiamare alla memoria quel tessuto made in Italy, il tessuto Genova, che poi in America è diventato famoso con il nome “denim”.
Da qualche mese Ecogeco sta raccontando la sua storia ai Gas del nord Italia. Per ora abbiamo coordinato la produzione di 150 capi che sono stati distribuiti ai gas e ad alcune botteghe.
La nostra speranza è che ci aiutiate a raccontare la storia di Ecogeco. E che insieme ad Ecogeco, veniate qui a scoprire anche gli altri progetti del tessile sostenibile, del tessile etico, che stanno nascendo qui in Veneto. L'ambizione è di ricreare una nuova filiera corta del tessile, fatta di tante persone e non solo di brand; una filiera che non ha bisogno di passare da tre-quattro continenti e che non ha bisogno neanche di ricarichi incredibili.
Con stima,
Claudia Lubrano

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