Orto Sinergico

Orto Sinergico

giovedì 28 giugno 2012

MONETA COMPLEMENTARE PER L'OGLIO PO !

La presenza di un Gruppo di Acquisto Solidale è un'anomalia. E' un controsenso. Perchè dovremmo complicarci la vita per dei semplici acquisti di cibo e quant'altro con tutti i supermercati che ci sono in zona. Quindi o siamo matti, e qualcuno di noi lo è, oppure esistono delle motivazioni profonde perchè una persona, una famiglia, un gruppo di 120 Famiglie decide di comprare in modo diverso, direttamente dai produttori locali, con un occhio particolare alla qualità, al basso impatto ambientale, al sostegno dei piccoli produttori. Evidentemente il "mercato" della grande o piccola distribuzione (quella che è sopravvisuta) non riesce a rispondere ai bisogni delle persone, preoccupata più della confezione esterna, delle luci, della musica, che al contenuto dei prodotti (l'importante è che i marchi siano riconoscibili e spendano un bel pò di soldi in campagne promozionali). Quel che conta è la posizione sullo scaffale a misura di sguardo e di mano, il resto passa in secondo piano.

Allo stesso modo ci stiamo interrogando oggi anche sulla moneta che usiamo, l'euro, sempre più in crisi e che rappresenta sicuramente una concausa dei nostri problemi economici quotidiani.
Un Gas lavora principalmente con aziende locali e quindi sicuramente la nostra attività  è importante per l'economia locale e cerchiamo per quanto possibile di utilizzare i contanti nelle nostre transazioni.
Però forse l'utilizzo di una moneta locale potrebbe sicuramente dare un maggiore impulso affinchè quello che viene prodotto, scambiato e consumato rimanga il più possibile sul territorio.

Incredibile pensare ad una moneta locale, come ad un Gas, ciò dimostra che il "mercato" dell'euro oggi non aiuta le persone nelle loro transazioni quotidiane.

L'unico dubbio è la moneta elettronica, perchè con la sparizione del contante, che viene incentivato dalle monete complementari, non vorremmo passare dalla padella alla brace, perdendo quell'ultimo baluardo di libertà rappresentato dal possesso fisico del proprio denaro, come sostentamento della propria famiglia, visto che già con l'euro rischiamo un "BANK HOLIDAY".

Chissà se questi professori della Bocconi Amato e Fantacci, oltre che ad andare a Nantes (Francia) e al Comune di Parma, vogliano applicare le loro teorie anche con un GAS ?!








Sinossi

La finanza ha un compito vitale: dare respiro e slancio all’economia. Oggi predomina una forma di finanza, quella dei mercati finanziari, che non svolge bene il suo lavoro. Anzi talvolta lavora contro. Occorre pensare e praticare un’altra finanza. A dispetto della crisi economica che essi stessi hanno innescato, i mercati finanziari hanno acquistato un potere sempre crescente. Lungi dall’essere divenuti l’oggetto di riflessione e di riforma, i mercati finanziari continuano a dettare legge. Letteralmente: impongono politiche economiche agli stati, depongono governi che giudicano inadempienti, abrogano diritti che vedono come intralci, scardinano patti sociali, ridisegnano equilibri e alleanze internazionali. Il tutto senza che nessuno si assuma personalmente e politicamente la responsabilità di tali decisioni. Il dominio dei mercati finanziari è politicamente illegittimo, economicamente dannoso, umanamente aberrante. Bisogna venirne fuori. Non si tratta tuttavia di «abolire la finanza», ma di impegnarsi nel progetto di cambiare radicalmente la sua forma. Sul piano pratico alcuni germi di cambiamento stanno già emergendo. Assistiamo al ritorno a pratiche finanziarie e bancarie fino a poco tempo fa considerate obsolete, ma che ora mostrano tutta la loro solidità, come le forme di credito cooperativo e di finanza senza interesse. D’altra parte, emergono spontaneamente altre pratiche, come i sistemi di compensazione, locali e internazionali. Quello che invece manca ancora è una prospettiva d’insieme, teorica e politica, nella quale inquadrare le pratiche vecchie e nuove. Questo saggio è dedicato a pensare e progettare un’altra finanza.

da "Il Vostro" - 20 giugno 2012
Addio contanti? D’accordo 8 su 10
E in Lombardia presto il “lombard”

Massimiliano Capitanio
Gestire il denaro circolante costa 10 miliardi di euro alla sola Italia: troppo, si moltiplicano i progetti per farne a meno. La gente è d'accordo, certifica Mannheimer, mentre il vicegovernatore Gibelli prosegue con la sperimentazione della moneta elettronica per le 820mila imprese regionali, uno strumento per agevolare il credito
Massimiliano Capitanio
MILANO - L’Europa getta al vento 84 miliardi di euro per gestire, movimentare e distribuire denaro contante. Di questi addirittura 10 miliardi svaniscono nella sola Italia. Basterebbero questi dati per dare un senso alla seconda edizione di “No cash day”, la giornata contro il denaro contante ospitata questa mattina in Regione Lombardia, col patrocinio del ministero allo Sviluppo economico.
Una giornata arrivata a pennello nei giorni in cui il Pirellone, grazie all’impegno del vicepresidente Andrea Gibelli (Lega Nord), sta seriamente studiando, con tanto di docenti della Bocconi, l’introduzione di una moneta complementare, che con tutta probabilità, si chiamerà «Lombard». I modelli vanno dal Sardex adottato in Sardegna (ne abbiamo parlato qui) al Sicanex della Sicilia fino ai casi più noti del Nanto a Nantes (ne abbiamo già parlato qui), del Wir di Basilea o dell’Ithaca hours nello stato americano di New York. Nella Germania padrona e matrona dell’euro sono ben 23 i circuiti alternativi alla moneta di Bruxelles. L’esigenza di ridurre i costi di circolazione del contante (con tanto di presentazione di un pos tascabile da collegare a cellulari e tablet, il «Jusp») si è quindi sposata con la corsa di molti territori a una moneta complementare all’euro, che riduca costi, agevoli il credito, imponga trasparenza e, non da ultimo, dia una dimensione glocal al commercio e all’industria, favorendo l’interscambio in loco.

LOMBARD - Il vicepresidente lombardo Gibelli ha quindi plaudito allo spirito di “No cash day”, auspicando anzi che la manifestazione diventi una piattaforma permanente con l’obiettivo di arrivare ad una progressiva eliminazione del denaro contante e per introdurre una moneta elettronica per le 820mila imprese lombarde, uno strumento anticiclico e più disponibile rispetto all’euro. Pur precisando che la Lombardia è nella fase di studio, l’obiettivo per Gibelli è quello di arrivare a breve alla progettazione definitiva sul modello di Nantes. Nessuna concorrenza alle banche, ha precisato Gibelli, ma una risposta concreta agli imprenditori che, a livello globale, chiedono di poter essere liberamente finanziati.

CARTA E MONETA ADDIO - A dar man forte allo spirto “No cash” e al sogno “Lombard” del Pirellone, i dati dell’istituto Ispo di Renato Mannheimer, presente al convegno. Se il 57% del campione “web” intervistato dice di conoscere la realtà delle monete complementari (per una panoramica si veda http://www.monetacomplementare.org/), il 62% degli italiani sarebbe disposto ad utilizzarle. Ma il dato rilevante è che l’80% degli italiani vorrebbe sbarazzarsi di carta e moneta, auspicando l’utilizzo di bancomat e carte di credito anche per giornale e caffè. Con buona pace dell’evasione e della criminalità organizzata. Lo sapevate che il 42% delle rapine fatte in Europa avviene in Italia? Una cosa è certa. I costi dei circuiti elettronici devono calare. Una prima risposta arriva da due studenti 25enni, Jacopo Vannetti e Giuseppe Saponaro. Il loro «Jusp» (http://www.jusp.com) è un rivoluzionario pos fai da te, applicabile a smartphone e tablet. Nel futuro digitale ci sono già due nazioni: Islanda e Norvegia, già oggi, non sanno praticamente più cosa siano i contanti. Profondo Nord…

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 http://grognards2011.blogspot.it/2012/06/unaltra-moneta-locale-quella-di-nantes.html

http://ctzen.it/2012/06/14/rebeldino-la-moneta-alternativa-catanese-lesperto-leuro-non-e-lunica-soluzione/

 http://icebergfinanza.finanza.com/2012/05/23/da-nantes-a-parma-la-rivoluzione-creativa/

 http://www.ilvostro.it/economia-e-lavoro/macche-euro-e-lira-la-lombardia-sperimenta-davvero-la-propria-moneta/23159/

http://www.byoblu.com/post/2012/06/28/La-Moneta-di-Nantes.aspx

http://www.bancaforte.it/news/anticrisi-nantes-prova-la-moneta-locale-virtuale-2


SABATO VI ASPETTIAMO NUMEROSI!


mercoledì 27 giugno 2012

Incontro: Aria Bene Comune 7 LUGLIO 2012 Cremona





L’Acqua, l’Aria, il Cibo sono beni comuni “primari” perché consentono la Vita, bene comune “supremo”. Oggi, l’Aria che nella pianura padana (e non solo) si respira è divenuta, innaturalmente, una minaccia per la salute di chi ci abita. Questo non è più accettabile. Cremona è al centro geografico di questa area ed è ai vertici delle poco invidiabili statistiche nazionali della mortalità per neoplasie allo stomaco e al polmone.

Ecco allora che diciotto sue associazioni lanciano un appello a tutto il mondo dell'ambientalismo per una battaglia in nome di “Aria, bene comune. Una civile battaglia di civiltà e democrazia”. È il momento di trovare le strade più efficaci per indurre le forze politiche e le istituzioni, prima di tutto delle Regioni del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia Romagna, ad affrontare seriamente il problema dello smog in questa parte del paese. Se si riuscirà realizzare una massa politicamente “critica”, ce la si potrebbe fare. E questo potrebbe essere l'inizio di un cammino che potrebbe andare a condizionare molte scelte che non tengono conto della difesa dell'ambiente e degli equilibri dell'ecosistema.


Programma dei lavori

Ore 9,30 – Apertura del tavolo per la registrazione delle presenze

Ore 10,00 – Saluto di benvenuto da parte di un rappresentante del Comitato promotore e accettazione dei contributi scritti per la stesura del documento finale e comunicazioni varie

Ore 10,30 – Tavola Rotonda sul tema: “L’inquinamento atmosferico e la salute”

Ore 12,30 – Insediamento del tavolo della presidenza dell’assemblea e su proposta del Comitato promotore nomina del Presidente dell’Assemblea

Ore 13,00 – Sospensione dei lavori (per coloro che avranno prenotato, catering sul posto a 15 €)

Ore 14,00/14,15 – Ripresa dei lavori, lettura dei contributi e apertura del dibattito.

Ore 17,00/17,30 – Chiusura del dibattito, lettura e votazione delle richieste da avanzare a istituzioni e partiti e di un eventuale documento finale.

Ore 18,00 – Fine dei lavori

Relatori: Luigi Allegra, penumologo - Fiorella Belpoggi, biologa - Gianni Tamino, biologo. Moderatore: Giuseppe Miserotti, medico ISDE

sabato 23 giugno 2012

IL GASALASCO E PUBBLICHENERGIE PORTANO IL GAS FOTOVOLTAICO NELL'OGLIO PO !

Sabato 30 Giugno 2012 alle ore 15
 presso la Biblioteca di Casalmaggiore 
 si terrà l'incontro informativo dal titolo

 "Proroga estiva del 4° Conto Energia: meglio approfittarne!"


L'incontro è organizzato dal Gasalasco Oglio Po con il patrocinio del Comune di Casalmaggiore e del Gal Oglio Po Terre d'Acqua con il sostegno dell'Associazione Comuni Virtuosi.
All'incontro verrà illustrata la possibilità di sfruttare ancora per poco tempo gli incentivi del 4° Conto Energia per l'installazione di un impianto fotovoltaico a prezzi molto vantaggiosi (2.590,00 euro a kWp) sfruttando la forza e le economia del Gruppo di Acquisto Fotovoltaico Pubblichenergie che si è sviluppato negli anni scorsi i molti Comuni della provincia bellunese e che grazie all' Associazione Comuni Virtuosi si stà espandendo già in nove Comuni della sponda Parmigiana tra cui Colorno e Mezzani.

Il Fotovoltaico in Italia in questi anni ha visto un vero e proprio boom e come sempre ci sono teorie discordanti sulla adozione di questa tecnologia, ancora poco efficiente rispetto ad altre fonti, che senza gli incentivi pubblici non avrebbe potuto svilupparsi in tal modo. Certo è che oggi in Italia nelle ore diurne il prezzo dell'elettricità cala proprio per la presenza degli impianti fotovoltaici fino a qui installati sul territorio nazionale. Oltre ovviamente all'impatto ambientale di emissioni inquinanti che ha una grande importanza, ma che viene spesso messa in secondo piano.

La scelta di installare un impianto fotovoltaico sul proprio tetto rimane, quindi, una scelta personale ed essendo un investimento di medio lungo termine solo a conti fatti si potrà dire se è stato buono oppure no in termini puramente economici. Quello che balza all'occhio, per chi qualche anno fa si era interessato al fotovoltaico e poi non aveva deciso di installarlo, è il dimezzamento dei costi. Ovviamente anche gli incentivi statali iniziali si sono ridotti e a seguire verranno via via portati a zero visto che i miglioramenti tecnologici e le economie di scala permetteranno di installare impianti sempre più efficienti e a costi inferiori.   


A noi del Gasalasco è piaciuta innanzitutto l'idea del Gruppo e chissa se gli Amministratori locali dell'Oglio Po a partire dai Sindaci e dagli Assessori all'Ambiente,  che noi abbiamo puntualmente invitato all'incontro di Sabato con Pubblichenergie, decidano di aderire e di permettere anche ai propri cittadini di usufruire di questo GAF già testato da diversi anni e che a breve riaprirà il Bando anche per tutte le Aziende del nostro territorio specializzate nell'installazione degli impianti fotovoltaici. 

Vi aspettiamo Sabato 30  Giugno, l'ingresso è gratuito e rivolto anche alle Imprese e a tutti i Cittadini dell'Oglio Po.

Ringraziamo il Comune di Casalmaggiore e il Gal Oglio Po Terre d'acqua per l'attenzione dimostrata.


venerdì 22 giugno 2012

COLLABORAZIONE CON LA BCC DI RIVAROLO MANTOVANO

Informiamo tutti i Gasalaschi che abbiamo raggiunto un accordo informale con la BCC di Rivarolo Mantovano che ci permette di pubblicizzare la nostra attività sul territorio Oglio Po  attraverso uno Spot che verrà proiettato da Luglio sui video presenti all'interno di tutte le filiali della Banca. 

In un periodo certo non favorevole per l'Economia e dove le Banche hanno smesso di fare credito all'economia reale ci sembra importante che i Vertici della BCC, che ringraziamo,  abbiano deciso di sostenere il Gasalasco riconoscendoci come Motore Innovativo dell'Economia dell'Oglio Po



Qui sotto le Filiali dove sarà proiettato il video:

Filiali























Sportello di Tesoreria Solarolo Rainerio

Via Garibaldi, 29
26030 Solarolo Rainerio CR

Tel: 0375-91811   Fax: 0375-91811
E-mail: solarolo@rivarolo.bcc.it
Apri la scheda

LO SPOT DEL GASALASCO IN ALCUNE FRAME IN ANTEPRIMA !!




giovedì 21 giugno 2012

GAS FOTOVOLTAICO

Il Gasalasco Oglio Po 
 organizza con il Patrocinio

 del Comune di Casalmaggiore 

del Gal Oglio Po


e sostenuto dall'Associazione Comuni Virtuosi




 Sabato 30 Giugno 2012 alle ore 15:00
  a Casalmaggiore (CR)
 presso la Biblioteca Comunale
 Via Marconi 8 

 un incontro informativo sul

 Gas Fotovoltaico

tenuto da Pubblichenergie.

Per maggiori informazioni potete consultare i seguenti link:




A breve locandina dell'evento.



I numeri di Pubblichenergie 2010 e 2011
11 sportelli nei Comuni aderenti
14 serate informative (ogni anno)
3000 cittadini direttamente informati
220 impianti fotovoltaici per famiglie e piccole imprese di
28 Comuni bellunesi
900 Kwp di potenza installata
990.000 Kwh di energia annua prodotta 
500 Ton/anno emissioni di CO2 evitate ogni anno per 25-30 anni
18 tra imprese, tecnici e artigiani hanno partecipato
3,5 milioni di euro di fatturato indotto dal progetto


G.A.S. Fotovoltaico 2012 
 
PubblichEnergie &  AriaNova Sostenibile Onlus  hanno dato avvio al "Gruppo di Acquisto Solidale" (1° semestre 2012) per l'impianto fotovoltaico familiare. 
Le due organizzazioni sono un raggruppamento di Comuni bellunesi e una rete di associazioni trevigiane e vicentine, che negli ultimi anni con il metodo del GAS, hanno promosso la realizzazione di oltre 700 impianti.

Il metodo è basato su una gara informale tra le aziende dei territori citati, aperta e trasparente.
Viene abbracciato il metodo del  "Gruppo di Acquisto Solidale" in questo caso finalizzato a  promuovere gli acquisti condivisi delle famiglie, perché il G.A.S. aiuta a comprare meglio spendendo meno.
I GAS riguardano l'impianto fotovoltaico ma anche altri tipi di acquisti quali quelli per gli interventi di risparmio energetico: progetto Energianova

Si tratta di attività realizzate in collaborazione con AriaNova Sostenibile Onlus, che già propone con successo questo metodo nella rete del terzo settore fin dal 2008.

Le modalità operative. La premessa al lavoro è la costante attività di informazione rivolta ai cittadini con Serate e Sportello finalizzata a spiegare la convenienza e l'utilità del fotovoltaico. Coloro che sono interessati ad acquistare l'impianto in  Gruppo di Acquisto Solidale Fotovoltaico (GAS Fv) seguono e partecipano ad ogni fase della "gara informale": predisposizione del "Capitolato informale", diffusione alle aziende ( Clicca per visualizzarlo); assemblea per il vaglio delle offerte (Municipio Alano di Piave 13/02/2012) e la scelta delle ditte installatrici.
I cittadini che aderiscono successivamente troveranno le condizioni affinate da altri cittadini come loro.

Convenzione bancaria Il GAS Fv si prefigge anche di procurare agli aderenti le migliori condizioni per un eventuale finanziamento per la realizzazione dell'impianto. A tutte le banche del territorio, è stata chiesto di presentare un'offerta dopodiché gli aderenti sceglieranno quella più confacente alle loro aspettative. 

Assicurazione  Il GAS ogni annO verifica sul mercato quali solo le polizze migliori per le esigenze di chi installa un fotovoltaico e fornisce agli aderenti consigli in merito. 

FASE ATTUALE: COMPLETAMENTO AVVIO IMPIANTI... a meno di 8.000,00 euro per 3 kWp
Dopo la diffusione del  "Capitolato Privato di Gara Informale" e la raccolta delle offerte, gli aderenti si sono riuniti in Assemblea 
(Municipio Alano di Piave 13/02/2012) 
e hanno deciso le ditte vincitrici.
I cittadini aderenti potranno realizzare il loro impianto con componenti e aziende di qualità da 2.620,00 euro a kWp, ovvero  7.860,00 euro per il classico impianto domestico da 3kWp.
L'obiettivo attuale è far conseguire agli aderenti la tariffa incentivante prevista per il "primo semestre 2012".



martedì 19 giugno 2012

IMMAGINI A KM ZERO E UN'OPINIONE CONTRARIA.

IO CONSUMO
A KM ZERO!
E TU? 







Tribalismo e localismo alimentare

domenica, aprile 15, 2012 di Pierre Desrochers tradotto da Luigi Pirri
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Qualche anno fa abbiamo partecipato ad una conferenza in cui un distinto oratore accademico non solo decantava le lodi del “locavorismo” (la teoria per cui aumentare, localmente, la parte di produzione alimentare destinata al consumo aiuterebbe a risanare il pianeta, creare lavoro, aumentare la  sicurezza alimentare e la salute fisica, mentale e spirituale della società), ma insultava i Giapponesi, additandoli come i maggiori “parassiti” della Terra, poiché grandi importatori annuali di cibo (quasi il 60% dell’apporto calorico totale) [1].
Avevamo vagamente sentito parlare della mania del cibo locale tempo addietro, ma in quel momento la questione divenne personale, giacché uno di noi era nato e cresciuto nella più grande regione di Tokyo. Vero, i suoi compatrioti e avi costruirono la loro casa su poche e affollate isole, il cui potenziale agricolo era soggetto a disastri naturali. Conseguentemente, non avevano scelta se non quella di contare sugli stranieri per ottenere una dieta decente. Infatti, se fossero tornati all’autosufficienza insulare dei loro avi, i Giapponesi odierni avrebbero dovuto cavarsela con piccole quantità di riso, patate, patate dolci, grano e verdure [2]. Come i disperati contadini che, durante la seconda Guerra Mondiale, iniziarono a uccidere delfini, come denunciato nel documentario The Cove, essi avrebbero dovuto sfruttare sempre più intensamente le loro scorte costiere di pesci selvatici, frutti di mare e mammiferi marini [3]. Fortunatamente per loro e l’ecosistema circostante, comunque, nell’ultimo secolo e mezzo ai Giapponesi fu concessa l’opportunità di specializzarsi in altri tipi di attività economiche e di commerciare i loro prodotti con del cibo cresciuto altrove e in migliori condizioni; come risultato, gli standard di vita crebbero in tutto il mondo e gli abitanti dell’arcipelago nipponico godettero di una molto più abbondante, diversificata e  conveniente dieta rispetto ai loro affamati avi.
Al tempo in cui abbiamo pubblicato una risposta al movimento km zero, questa, per quello che sappiamo, rimane la più ampia fino ad oggi [4] (abbiamo ampliato grandemente la nostra confutazione del locavorismo in un libro di prossima uscita) [5]. La strada per l’inferno della sicurezza alimentare, economica, ambientale e agricola è lastricata di piatti locali freschi e nutrienti. Per la nostra gioia, il pezzo ha ricevuto un’importante copertura nei media Canadesi. Non sorprendentemente però, vari (e spesso personali) insulti hanno iniziato a riempire velocemente le nostre email. Basandoci sul volume di corrispondenza offensiva ricevuta, a volte crediamo che mettere in dubbio l’esistenza di Dio in una riunione religiosa riceverebbe un trattamento più pacato e sobrio! Il defunto romanziere Michael Crichton descrisse l’ambientalismo come la “religione degli atei urbani” [6], ma il locavorismo è ora una delle sue denominazioni più diffuse.
Senza sorpresa alcuna, la maggior parte delle caratteristiche comuni degli attivisti di questi movimento erano il loro disprezzo istintivo delle grandi industrie e della ricerca del profitto, assieme ad un forte attaccamento emotivo per i loro vicini, i quali sono considerati minacciati dai prodotti stranieri e dai conglomerati agro alimentari internazionali. Un po’ perplessi da queste reazioni viscerali, abbiamo provato a dare un senso alla rabbia e all’odio verso il commercio e la catena globale di offerta alimentare dei locavoristi. Di seguito un paio di cose da ricordare che abbiamo imparato lungo la via.
Voglia di comunità ed eguaglianza – e  perché non dovremmo seguirle [7]
Circa il 90% degli esseri umani che hanno messo piede sul pianeta appartenevano a gruppi di procacciamento alimentare non territoriali, ma frequentemente in conflitto l’uno con l’altro. Questa propensione allo scontro rimase, a quanto pare, prevalente anche nelle prime comunità agricole. In un mondo che rispecchia da vicino quello di Meerkat Manor [8], il guadagno di una tribù o gruppo arrivava a spese di un altro, ciò che gli scienziati sociali odierni chiamano “gioco a somma zero”. Una presunta eredità culturale di questo stile di vita è l’innato favore umano moderno per gli appartenenti alla propria comunità piuttosto che gli stranieri; un’altra è costituita dal fatto che la maggior parte di noi ancora intende, spontaneamente, la creazione e la distribuzione di ricchezza in termini di un gioco a somma zero nel quale i ricchi diventano sempre più ricchi a spese dei poveri. Una breve versione dell’argomento può essere riassunta come segue. In un gruppo di caccia e raccolta, le interazioni sono di tre tipi: condivisione comunitaria, nella quale ogni membro ha diritto a una quota di ciò che è disponibile; scala gerarchica, in cui le persone poste ai gradi gerarchicamente più bassi devono fare riferimento ai superiori; e relazioni egualitarie, attraverso cui le persone operano secondo un intuitivo senso di giustizia ed equilibrio (un esempio attuale sarebbe la precedenza in un incrocio a quattro vie). Inutile dire che la maggior parte degli esseri umani ha sempre avuto in antipatia le scale gerarchiche poiché vi sono sempre pochi individui al vertice di qualsiasi gerarchia. La naturale inclinazione della maggioranza sarebbe, quindi, sempre quella di favorire una forma di (più o meno) “giusta” redistribuzione di risorse scarse, una propensione che è stata lungamente al centro di innumerevoli politiche, filosofie, religioni e progetti di vita associata.
Un problema sorge, tuttavia, quando una tale prospettiva conduce le persone a credere che una più recente forma di interazione sociale, la transazione volontaria di mercato, sia un gioco a somma zero nel quale alcune persone accumulano “potere economico” e profitti rifiutandosi di pagare il “giusto prezzo” per il lavoro altrui. Qualsiasi beneficio l’economia possa creare, sostengono i critici, questo è sempre concentrato nelle mani indifferenti di pochi individui, alle spese di tutti gli altri, delle minoranze, della comunità e dell’ambiente [9]. Visto in questa luce, effettivamente ci si sente costretti a rimpiazzare il mercato con alternative sociali nelle quali le risorse disponibili siano redistribuite “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni”.
Certo, parecchie corporations e uomini d’affari sono particolarmente abili nell’usare l’arena politica per assicurarsi sussidi o protezioni da competitors più efficienti, ma una prospettiva a somma zero sulla vita commerciale disconosce profondamente tre benefici unici dello scambio volontario.
Primo; due parti commerciano ciascuna con l’altra poiché, secondo i loro costi e benefici soggettivi, entrambi guadagnano dallo scambio. Se non fosse così, non vi sarebbero transazioni volontarie. Per esempio, il fatto che due individui abbiano scambiato una determinata quantità di bacche essiccate e un pezzo di carne affumicata ci dice che ognuno valutava gli oggetti ricevuti nello scambio più degli oggetti donati. Gli scambi volontari sono quindi sempre “win – win” o benefici per entrambe le parti, nonostante il tutto possa apparire ingiusto agli occhi altrui.
Secondo, al contrario della condivisione comunitaria che sembra richiamare più alte motivazioni, le transazioni di mercato sono direttamente basate sul proprio interesse. Come l’economista del diciottesimo secolo Adam Smith notò: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che noi aspettiamo la nostra cena, ma dal loro rispetto nei confronti del loro stesso interesse. Noi ci rivolgiamo non alla loro umanità ma al loro amor proprio, e mai parliamo loro dei nostri bisogni ma dei loro vantaggi”. Gli scambi volontari indicano ciò che è ritenuto prezioso dagli altri. In altre parole, il commercio motivato dal proprio interesse inevitabilmente implica reciproco beneficio egoistico.
Ultimo, i comportamenti commerciali si reggono, alla fine, sulla ragionevole aspettativa di godere dei frutti del proprio lavoro. Qui vorremmo suggerire che le lezioni impartite dalla storia sono chiare: non c’è alternativa ai diritti di proprietà e alla libertà commerciale, se vogliamo promuovere una società orientata al futuro e azioni (come l’imprenditorialità, i risparmi e gli investimenti di lungo termine) per le quali gli individui si accollano rischi, guadagnano profitti e talvolta soffrono conseguenze negative. Premiando gli individui che fanno uso di risorse scarse in modo efficiente e punendo quelli che non lo fanno, le economie di mercato promuovono innovazione e sviluppo economico.
Altra inevitabile caratteristica delle economie di mercato è che, a causa di talenti differenti, ambizioni maggiori, etica del lavoro più forte, carriere più lucrative o semplicemente fortuna, alcuni individui accumuleranno sempre maggiore ricchezza rispetto agli altri, un risultato ostico per le persone che hanno riposto maggiore impegno nell’uguaglianza piuttosto che nella creazione di ricchezza e che non sono mosse dal vecchio detto “l’alta marea solleva tutte le barche”. Come Winston Churchill osservò, il “vizio intrinseco del capitalismo è la divisione ineguale delle benedizioni; la virtù intrinseca del socialismo è l’eguale condivisione della miseria” [10].Personalmente, il fatto che i più ricchi possano diventare più ricchi ancora non ci preoccupa, dato che anche il povero diventa più ricco in termini assoluti e la torta economica cresce. E l’evidenza ci dice questo. In definitiva, viviamo in un mondo di creazione di ricchezza, non di transazioni a somma zero, qualcosa che noi speriamo venga anche compreso dagli attivisti del km zero.
Commercio e umanità
Alcune prove suggeriscono che molti primati scambiano servizi (ad esempio prestazioni materiali in cambio della protezione di individui più forti), ma gli umani sono l’unica specie che scambia beni durevoli. Molta discussione ancora circonda le origini di ciò che Adam Smith descriveva come la propensione a “trafficare, barattare e scambiare una cosa per un’altra” [11], ma col tempo divenne non solo qualcosa che ognuno di noi può acquisire ad un’età relativamente precoce senza sforzi consapevoli, ma anche un modo di definirci. Lo scrittore del diciannovesimo secolo Jules Renard disse a proposito: “Finalmente so cosa distingue l’uomo dalle altre bestie: le preoccupazioni finanziarie”[12]. Non può quindi esserci “legge della giungla” nel regno commerciale, non essendo il commercio presente altrove in natura.
Qualunque interazione singola o reciproca o combinazione di fattori abbia portato all’emersione del mercato, esso è tra noi da almeno 150.000 anni e, fin dagli inizi, si sviluppò fra e oltre “comunità locali”, residenti in territori adiacenti, con notevoli contrasti di flora, fauna e risorse minerali. Per esempio gli individui che sbarcavano il lunario lungo le coste, raccogliendo frutti di mare e altre risorse marine, avevano sempre un forte incentivo, anche se essi non praticavano commercio nei loro gruppi, a variare la loro dieta e a completare la loro dotazione di risorse, scambiando alcuni dei frutti del loro lavoro per altri prodotti da persone che cacciavano e raccoglievano cose diverse nell’entroterra.
Una volta emerso il commercio, gli umani avevano a disposizione due opzioni per interagire l’uno con l’altro. La prima era continuare a combattere, dentro o fuori il gruppo di appartenenza, al fine di proteggere o espandere il proprio status e i propri possedimenti. Vero e proprio furto di beni materiali, schiavitù, tributi o “protezione” per un prezzo, attività politiche e guerre ultranazionali si sarebbero quindi aggiunte ai modi di vivere che sono caratterizzati dal coinvolgimento esclusivo, nella categoria dei vincitori, di persone che banchettano sulla vittoria e altri presenti sul menu. Al contrario, il commercio rese possibile per alcuni individui la specializzazione nella produzione e nello scambio reciprocamente vantaggioso di nuova ricchezza materiale, un processo che, attraverso azioni ripetute, favoriva lo sviluppo di fiducia reciproca, cioè una valutazione fatta da entrambe le parti in base alla quale viene ritenuto non incauto rendersi vulnerabili alle altre parti per la prospettiva di potenziali guadagni. Nelle parole del filosofo del diciottesimo secolo Montesquieu: “Il commercio è una cura per i più distruttivi pregiudizi; è quasi una regola generale che, ovunque troviamo maniere garbate, lì il commercio fiorisce; e ovunque vi è commercio, là incontriamo maniere garbate… La pace è l’effetto naturale del commercio” [13]. Nelle immortali parole di un altro pensatore francese dell’epoca, Voltaire: “Andate alla Borsa di Londra, luogo venerabile più di molti tribunali, e vedrete rappresentanti di tutte le nazioni riuniti per il profitto della specie. Là l’Ebreo, il Maomettano e il Cristiano trattano l’uno con l’altro come se appartenessero alla stessa religione, riservando l’epiteto di a chi finisce in bancarotta” [14]
La nostra capacità di negoziare pacificamente prodotti cresciuti o creati in terre lontane con perfetti sconosciuti è probabilmente la nostra più grande conquista culturale. Conseguentemente, noi viviamo incomparabilmente più a lungo e meglio rispetto ai nostri avi e, secondo lo psicologo Steven Pinker, viviamo nell’era più pacifica di tutta la storia umana [15]. Noi ci auguriamo, sinceramente, che i locavoristi imparino a essere grati per questo e per tutti i miracoli quotidiani frutto della catena globale dell’offerta alimentare.
Articolo di Pierre Desrochers e Hiroko Shimizu per Mises Canada
Traduzione di Luigi Pirri

domenica 17 giugno 2012

LE STRATEGIE DEL COMUNE DI CAPANNORI VERSO I "RIFIUTI ZERO"

 

DAL SITO http://www.rifiutizerocapannori.it/

Il Progetto

Il Progetto del Comune di Capannori "Passi concreti verso Rifiuti Zero" è un progetto che si basa sulla costituzione di un CENTRO DI RICERCA E RIPROGETTAZIONE RIFIUTI ZERO che sviluppa un lavoro di analisi del rifiuto residuo del Comune. Esso ha lo scopo essenziale di individuare la tipologia di materiali, di oggetti e/o items ancora presenti nel rifiuto a valle di RD che nel Comune raggiungono circa il 74% di resa. Una volta individuati i flussi residui il progetto provvederà a indirizzare il proprio lavoro in due direzioni.
  1. Nel migliorare i livelli di intercettazione dei materiali oggetto di RD al fine di azzerare tendenzialmente i "conferimenti impropri" nel residuo (per esempio. frazioni organiche, materiali cartacei, plastiche, vetro ecc). Ciò comporta un'opera di migliore comunicazione rivolta ai cittadini mirando l'intervento (in collaborazione con ASCIT) a massimizzare le rese di RD.
  2. l'altra direzione invece attiene quei flussi ed in particolare quegli oggetti e/o items che allo stato attuale non sono nè riciclabili e/o compostabili o che lo sono con difficoltà. esempi del primo tipo sono rappresentati da rasoi usa e getta, cialde per il caffè e più in generale da prodotti "monouso"; esempi del secondo tipo sono rappresentati da "polimateriali" quali il tetrapack, blister e da molte tipologie di plastiche a partire dagli shoppers. Ebbene a questo proposito IL CENTRO DI RICERCA RIFIUTI ZERO (cardine dell'intero progetto) inizierà un processo di RIPROGETTAZIONE INDUSTRIALE di tale "criticità" individuata e sulla base di una proposta circostanziata metterà il produttore autore di quel "bene di consumo" di fronte alle proprie responsabilità CHIAMANDO IN CAUSA QUELLO CHE LA MESSA IN ATTO DELLA STRATEGIA RIFIUTI ZERO DEFINISCE LA RESPONSABILITA' ESTESA DEL PRODUTTORE (ERP). Infine il progetto, in stretta collaborazione con ASCIT ED ASSESSORATO COMUNALE COMPETENTE mette in essere (o condividerà) iniziative volte alla riduzione dei rifiuti alla fonte attraverso il proprio SPORTELLO PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI diffondendo verso il circuito commerciale le positive esperienze del negozio EFFECORTA (prodotti alla spina, prodotti sfusi ecc) e contribuendo alla diffusione di pannolini e pannoloni riusabili (quest'ultimi in via di sperimentazione) a livello comunale.


Inoltre viene svolto un lavoro di "qualificazione merceologica" dei materiali raccolti attraverso le RD anche finalizzato a creare localmente una filiera del riciclaggio e del compostaggio ed uno rivolto a promuovere CENTRI PER LA RIPARAZIONE E IL RIUSO/ DECOSTRUZIONE/COMMERCIALIZZAZIONE di beni usati a cui consentire una "seconda vita". Il progetto infine censirà a livello nazionale ed internazionale LE "BUONE PRATICHE" con lo scopo di assumerle e di farle conoscere.


Il progetto si avvale di UN TEAM OPERATIVO costituito da Rossano Ercolini (responsabile del progetto), Marina Vidakovic, Luca Roggi, Patrizia Pappalardo, Pier Felice Ferri, Patrizia Lo Sciuto, Fabio Lucchesi, Roberta Rendina, Pietro Angelini, Andrea Nervi, Alberto Pera. Si avvale inoltre di un COMITATO SCIENTIFICO costituito da Paul Connett (presidente), Enzo Favoino, Roberto Cavallo, Paolo Deganello, Michele Piccini, Andrea Segrè, Paolo Guarnaccia, Raphael Rossi, Riccardo Pensa. Alessandro Bianchi partecipa al team operativo in qualità di "osservatore" incaricato da ASCIT. il progetto collabora con la rete Italiana Rifiuti Zero, con GAIA e con la ZWIA.


Rossano Ercolini

 

I 10 passi verso rifiuti zero

1. separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non e' un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non e' quindi la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale.

2. raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata "porta a porta", che appare l'unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro e' previsto secondo un calendario settimanale prestabilito.

3. compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.

4. riciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva.

5. riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell'acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili.

6. riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un'ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.

7. tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu' consapevoli.

8. recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua.

9. centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo.

10. azzeramento rifiuti: raggiungimento entro il 2020 dell' azzeramento dei rifiuti, ricordando che la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal "trampolino" del porta a porta, diviene a sua volta "trampolino" per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta.

 

FACCIAMO IL PUNTO ZERO


E' più di 15 anni che in Italia il movimento Non bruciamoci il Futuro sta macinando iniziative a tutti i livelli. Dal 2001 questo movimento prima NOINC si è trasformato in Movimento Rifiuti Zero dando vita, a partire dal 2004, alla “Rete Nazionale Rifiuti Zero”. Erano quelli gli anni del lancio virulento della "termovalorizzazione" che nelle intenzioni dei Governi nazionali avrebbe dovuto arrivare a trattare circa il 30% del totale dei rifiuti italiani. Si erano previsti almeno 50 nuovi impianti e molti di più erano in realtà "pianificati" dalle province e dalle regioni. Ad oggi possiamo dire che non solo la "trappola" della "termovalorizzazione" non è passata ma che ormai è stata in larga parte sconfitta.
Lo possiamo dire, ovviamente senza che questo debba significare sottovalutazione di ciò che resta di quell'imbroglio, in base a dati eclatanti: i 4 inceneritori di Cuffaro sconfitti in Sicilia, i 2 inceneritori esistenti della provincia di Lucca con il caso clamoroso dell'inceneritore di Pietrasanta di Veolia "beccato" mentre "taroccava" i dati (all'epoca la gestione era ancora di TEV) chiusi definitivamente, l'inceneritore di Messina "sprangato" perché privo di recupero energetico, l'inceneritore di Scarlino chiuso dal TAR e recentemente l'impianto Marcegaglia di Modugno sconfitto definitivamente, l'inceneritore chiuso di Reggio Emilia perché "inutile" alla luce dei risultati delle RD, la chiusura (anche se formalmente provvisoria) del Gassificatore di Malagrotta ma soprattutto il risultato delle elezioni di PARMA che sbarra la strada all'inceneritore ENIA dimostrano che gli inceneritori in Italia non sono riusciti a passare. Ormai gli impianti di incenerimento (riferiti agli RSU) si sono ridotti al di sotto del numero dei 50 e il loro numero è destinato a diminuire perché molti di essi dovrebbero essere sottoposti a revamping costosissimi (Vercelli, Pisa).
Naturalmente abbiamo subìto anche delle sconfitte la più cocente delle quali ad ACERRA dove il megampianto è riuscito a partire. Nel contempo alcuni raddoppi sono stati realizzati a Forlì, Ferrara, Modena ma anche in queste situazioni la situazione può essere ancora rovesciata dai movimenti locali. Infatti alcuni fattori hanno giocato a sfavore di questi impianti di "industria sporca": non solo la loro percepita impopolarità ma anche il venir meno degli incentivi dei CIP6 e dei "certificati verdi" che hanno posto in difficoltà l'industria "assistita" del settore che trovandosi priva di fatto dei sussidi (anche se questi impianti "godono" ancora di incentivi per bruciare la parte biodegradabile dei RSU-incentivi comunque meno consistenti dei precedenti) arranca pur mantenendo alti livelli di scontro.
Anche l'effetto collaterale della crisi che riduce via via i consumi e quindi i rifiuti sta avendo risultati devastanti per chi per realizzare nuovi impianti prevedeva aumenti esponenziali degli scarti. Altro fattore macroscopico che ha sbarrato la strada all'incenerimento è stato il diffondersi delle buone pratiche di riduzione e di rd che ha assunto un ruolo ancor più detonante con il moltiplicarsi dei comuni "Rifiuti Zero" a partire dalla "visibilità" assunta dal comune capofila di questo percorso: CAPANNORI. La stessa crisi di Napoli non certo ancora risolta ma a cui ha corrisposto una energica "rivolta civile" ed amministrativa ha contribuito ad aprire nuovi spazi impensabili agli inizi degli anni 2000.
Certo, rimangono conflitti locali molto forti dall'esito ancora incerto come a FIRENZE, a TORINO, a MASSAFRA (TA) ad ALBANO (RM) ed in altre parti d'Italia (Trento, Genova ecc.) ma qui, come si suol dire ce la giochiamo anche alla luce dei nuovi "venti" che spirano dall'Europa. Infatti è questo un nuovo fattore che può fare la differenza per chiudere la partita con la "termovalorizzazione" e con il "partito trasversale" che ha fatto "carte false" per sostenerla.L'Europa, a ritmo incalzante e soprattutto per effetto della crisi sta premendo (vedi risoluzione dell'Europarlamento del 20 aprile e ancor più recenti documenti) per vietare entro il 2020 la combustione (e la messa in discarica) di tutto ciò che negli scarti é riciclabile e compostabile (questo di fatto è una sorta di messa al bando seppur graduale dell'incenerimento).
La svolta è maturata per motivi economici visto l'impennata dei prezzi di metalli, dei polimeri e dei materiali cartacei di cui pur in un quadro di prevedibili fluttuazioni appare destinata ad attestarsi sul medio e lungo periodo. L'Europa sta capendo che gli scarti costituiscono una sorta di "miniera urbana" a cui viene riconosciuta la potenzialità attraverso lo sviluppo di un'industria del riciclodi volano per l'uscita dalla crisi e ragione di milioni di posti di lavoro. Non è un caso che lo stesso governo danese cominci a parlare un linguaggio autocritico per aver forse esagerato arrivando ad incenerire circa il 65% dei propri rifiuti.
A questa svolta che potrebbe essere decisiva hanno però lavorato anche le battaglie nazionali ed internazionali del movimento Zero Waste che ha trovato in Italia terreno fertile portando al momento (ma questi dati sono destinati a crescere) oltre due milioni di cittadini italiani ad essere operativamente coinvolti in questo percorso attraverso l'adesione formale di circa 80 comuni a questa strategia che come detto si è andata ad innestare ad una diffusa rete di buone pratiche (provincia di Treviso, Novara poi Salerno) radicate ormai fino in Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia.
Il movimento italiano Rifiuti Zero non è più quello che si costituì nel 2004 ad Acerra. Non è fatto solo da Comitati ed associazioni. Esso è portato avanti in prima persona da Comuni e da Associazioni nazionali come ANPAS che non a caso stanno strutturandosi nell'associazione nazionale delle comunità verso Rifiuti Zero. Questo non vuol dire affatto che sia esaurito il ruolo "pionieristico" della Rete Nazionale Rifiuti Zero dal quale almeno largamente deriva la crescita del ruolo dello Zero Waste in Italia e dei Comitati ed Associazioni locali dei cittadini il cui ruolo rimane importantissimo. Vuol dire che bisogna però prendere atto di una fase nuova enormemente più ricca in cui tante battaglie sono state vinte ed in cui parlare un linguaggio propositivo (senza per questo dismettere il sacrosanto esercizio del "conflitto") diventa necessario per attrarre ulteriormente settori sociali, economici ed amministrativi.
Un ruolo determinante nell'aprire questa fase l'hanno esercitato il carattere internazionale di Rifiuti Zero che con il prof. PAUL CONNETT chiamato frequentemente in Italia dall'ass. Ambiente e Futuro ha portato quasi in tempo reale nelle situazioni locali più "sperdute" i messaggi globali derivanti da nuove acquisizioni e "brucianti" informazioni legate a "vittorie" e/o risultati raggiunti nelle più disparate parti del pianeta a cui le battaglie italiane (grazie anche al ruolo di GAIA-Global Alliance for Incinerators Alternatives e di ZWIA-Zero Waste Alliance) sono state spessissimo connesse (basti pensare all'incontro internazionale di ZWIA proprio a Napoli nel 2009).
La stessa pubblicazione del libro "Rifiuti Zero: una rivoluzione in corso" (Ed. Dissensi) sigilla e fotografa quanto fatto e quanto ancora da fare. Adesso, detto in termini sintetici, occorre puntare a coinvolgere la responsabilità estesa dei produttori. Occorre costringere le imprese a farsi sempre più carico della insostenibilità del monouso e di molti loro prodotti (vedi l'esempio eclatante delle capsule del caffè sollevato dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori) perché se le RD più la riparazione/riuso possono portare in poco tempo a meno del 25% gli scarti residui da trattare (comunque senza nessun trattamento termico compreso i cementifici e "camuffate" centrali a biomasse) questi devono essere messi in carico a chi li ha prodotti iniziando una riprogettazione delle merci immesse sul mercato dei consumi.
E' bello esser riusciti a spingere la palla fino qui... Altri goal ci attendono. La Zero Waste Italy insieme a tutti coloro che vogliono esser parte di questa "storia salita dalle comunità” lavora per questo.
ZERO WASTE ITALY - Rossano Ercolini, Patrizia Lo Sciuto