Orto Sinergico

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domenica 17 giugno 2012

LE STRATEGIE DEL COMUNE DI CAPANNORI VERSO I "RIFIUTI ZERO"

 

DAL SITO http://www.rifiutizerocapannori.it/

Il Progetto

Il Progetto del Comune di Capannori "Passi concreti verso Rifiuti Zero" è un progetto che si basa sulla costituzione di un CENTRO DI RICERCA E RIPROGETTAZIONE RIFIUTI ZERO che sviluppa un lavoro di analisi del rifiuto residuo del Comune. Esso ha lo scopo essenziale di individuare la tipologia di materiali, di oggetti e/o items ancora presenti nel rifiuto a valle di RD che nel Comune raggiungono circa il 74% di resa. Una volta individuati i flussi residui il progetto provvederà a indirizzare il proprio lavoro in due direzioni.
  1. Nel migliorare i livelli di intercettazione dei materiali oggetto di RD al fine di azzerare tendenzialmente i "conferimenti impropri" nel residuo (per esempio. frazioni organiche, materiali cartacei, plastiche, vetro ecc). Ciò comporta un'opera di migliore comunicazione rivolta ai cittadini mirando l'intervento (in collaborazione con ASCIT) a massimizzare le rese di RD.
  2. l'altra direzione invece attiene quei flussi ed in particolare quegli oggetti e/o items che allo stato attuale non sono nè riciclabili e/o compostabili o che lo sono con difficoltà. esempi del primo tipo sono rappresentati da rasoi usa e getta, cialde per il caffè e più in generale da prodotti "monouso"; esempi del secondo tipo sono rappresentati da "polimateriali" quali il tetrapack, blister e da molte tipologie di plastiche a partire dagli shoppers. Ebbene a questo proposito IL CENTRO DI RICERCA RIFIUTI ZERO (cardine dell'intero progetto) inizierà un processo di RIPROGETTAZIONE INDUSTRIALE di tale "criticità" individuata e sulla base di una proposta circostanziata metterà il produttore autore di quel "bene di consumo" di fronte alle proprie responsabilità CHIAMANDO IN CAUSA QUELLO CHE LA MESSA IN ATTO DELLA STRATEGIA RIFIUTI ZERO DEFINISCE LA RESPONSABILITA' ESTESA DEL PRODUTTORE (ERP). Infine il progetto, in stretta collaborazione con ASCIT ED ASSESSORATO COMUNALE COMPETENTE mette in essere (o condividerà) iniziative volte alla riduzione dei rifiuti alla fonte attraverso il proprio SPORTELLO PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI diffondendo verso il circuito commerciale le positive esperienze del negozio EFFECORTA (prodotti alla spina, prodotti sfusi ecc) e contribuendo alla diffusione di pannolini e pannoloni riusabili (quest'ultimi in via di sperimentazione) a livello comunale.


Inoltre viene svolto un lavoro di "qualificazione merceologica" dei materiali raccolti attraverso le RD anche finalizzato a creare localmente una filiera del riciclaggio e del compostaggio ed uno rivolto a promuovere CENTRI PER LA RIPARAZIONE E IL RIUSO/ DECOSTRUZIONE/COMMERCIALIZZAZIONE di beni usati a cui consentire una "seconda vita". Il progetto infine censirà a livello nazionale ed internazionale LE "BUONE PRATICHE" con lo scopo di assumerle e di farle conoscere.


Il progetto si avvale di UN TEAM OPERATIVO costituito da Rossano Ercolini (responsabile del progetto), Marina Vidakovic, Luca Roggi, Patrizia Pappalardo, Pier Felice Ferri, Patrizia Lo Sciuto, Fabio Lucchesi, Roberta Rendina, Pietro Angelini, Andrea Nervi, Alberto Pera. Si avvale inoltre di un COMITATO SCIENTIFICO costituito da Paul Connett (presidente), Enzo Favoino, Roberto Cavallo, Paolo Deganello, Michele Piccini, Andrea Segrè, Paolo Guarnaccia, Raphael Rossi, Riccardo Pensa. Alessandro Bianchi partecipa al team operativo in qualità di "osservatore" incaricato da ASCIT. il progetto collabora con la rete Italiana Rifiuti Zero, con GAIA e con la ZWIA.


Rossano Ercolini

 

I 10 passi verso rifiuti zero

1. separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non e' un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non e' quindi la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale.

2. raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata "porta a porta", che appare l'unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro e' previsto secondo un calendario settimanale prestabilito.

3. compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.

4. riciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva.

5. riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell'acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili.

6. riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un'ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.

7. tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu' consapevoli.

8. recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua.

9. centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo.

10. azzeramento rifiuti: raggiungimento entro il 2020 dell' azzeramento dei rifiuti, ricordando che la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal "trampolino" del porta a porta, diviene a sua volta "trampolino" per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta.

 

FACCIAMO IL PUNTO ZERO


E' più di 15 anni che in Italia il movimento Non bruciamoci il Futuro sta macinando iniziative a tutti i livelli. Dal 2001 questo movimento prima NOINC si è trasformato in Movimento Rifiuti Zero dando vita, a partire dal 2004, alla “Rete Nazionale Rifiuti Zero”. Erano quelli gli anni del lancio virulento della "termovalorizzazione" che nelle intenzioni dei Governi nazionali avrebbe dovuto arrivare a trattare circa il 30% del totale dei rifiuti italiani. Si erano previsti almeno 50 nuovi impianti e molti di più erano in realtà "pianificati" dalle province e dalle regioni. Ad oggi possiamo dire che non solo la "trappola" della "termovalorizzazione" non è passata ma che ormai è stata in larga parte sconfitta.
Lo possiamo dire, ovviamente senza che questo debba significare sottovalutazione di ciò che resta di quell'imbroglio, in base a dati eclatanti: i 4 inceneritori di Cuffaro sconfitti in Sicilia, i 2 inceneritori esistenti della provincia di Lucca con il caso clamoroso dell'inceneritore di Pietrasanta di Veolia "beccato" mentre "taroccava" i dati (all'epoca la gestione era ancora di TEV) chiusi definitivamente, l'inceneritore di Messina "sprangato" perché privo di recupero energetico, l'inceneritore di Scarlino chiuso dal TAR e recentemente l'impianto Marcegaglia di Modugno sconfitto definitivamente, l'inceneritore chiuso di Reggio Emilia perché "inutile" alla luce dei risultati delle RD, la chiusura (anche se formalmente provvisoria) del Gassificatore di Malagrotta ma soprattutto il risultato delle elezioni di PARMA che sbarra la strada all'inceneritore ENIA dimostrano che gli inceneritori in Italia non sono riusciti a passare. Ormai gli impianti di incenerimento (riferiti agli RSU) si sono ridotti al di sotto del numero dei 50 e il loro numero è destinato a diminuire perché molti di essi dovrebbero essere sottoposti a revamping costosissimi (Vercelli, Pisa).
Naturalmente abbiamo subìto anche delle sconfitte la più cocente delle quali ad ACERRA dove il megampianto è riuscito a partire. Nel contempo alcuni raddoppi sono stati realizzati a Forlì, Ferrara, Modena ma anche in queste situazioni la situazione può essere ancora rovesciata dai movimenti locali. Infatti alcuni fattori hanno giocato a sfavore di questi impianti di "industria sporca": non solo la loro percepita impopolarità ma anche il venir meno degli incentivi dei CIP6 e dei "certificati verdi" che hanno posto in difficoltà l'industria "assistita" del settore che trovandosi priva di fatto dei sussidi (anche se questi impianti "godono" ancora di incentivi per bruciare la parte biodegradabile dei RSU-incentivi comunque meno consistenti dei precedenti) arranca pur mantenendo alti livelli di scontro.
Anche l'effetto collaterale della crisi che riduce via via i consumi e quindi i rifiuti sta avendo risultati devastanti per chi per realizzare nuovi impianti prevedeva aumenti esponenziali degli scarti. Altro fattore macroscopico che ha sbarrato la strada all'incenerimento è stato il diffondersi delle buone pratiche di riduzione e di rd che ha assunto un ruolo ancor più detonante con il moltiplicarsi dei comuni "Rifiuti Zero" a partire dalla "visibilità" assunta dal comune capofila di questo percorso: CAPANNORI. La stessa crisi di Napoli non certo ancora risolta ma a cui ha corrisposto una energica "rivolta civile" ed amministrativa ha contribuito ad aprire nuovi spazi impensabili agli inizi degli anni 2000.
Certo, rimangono conflitti locali molto forti dall'esito ancora incerto come a FIRENZE, a TORINO, a MASSAFRA (TA) ad ALBANO (RM) ed in altre parti d'Italia (Trento, Genova ecc.) ma qui, come si suol dire ce la giochiamo anche alla luce dei nuovi "venti" che spirano dall'Europa. Infatti è questo un nuovo fattore che può fare la differenza per chiudere la partita con la "termovalorizzazione" e con il "partito trasversale" che ha fatto "carte false" per sostenerla.L'Europa, a ritmo incalzante e soprattutto per effetto della crisi sta premendo (vedi risoluzione dell'Europarlamento del 20 aprile e ancor più recenti documenti) per vietare entro il 2020 la combustione (e la messa in discarica) di tutto ciò che negli scarti é riciclabile e compostabile (questo di fatto è una sorta di messa al bando seppur graduale dell'incenerimento).
La svolta è maturata per motivi economici visto l'impennata dei prezzi di metalli, dei polimeri e dei materiali cartacei di cui pur in un quadro di prevedibili fluttuazioni appare destinata ad attestarsi sul medio e lungo periodo. L'Europa sta capendo che gli scarti costituiscono una sorta di "miniera urbana" a cui viene riconosciuta la potenzialità attraverso lo sviluppo di un'industria del riciclodi volano per l'uscita dalla crisi e ragione di milioni di posti di lavoro. Non è un caso che lo stesso governo danese cominci a parlare un linguaggio autocritico per aver forse esagerato arrivando ad incenerire circa il 65% dei propri rifiuti.
A questa svolta che potrebbe essere decisiva hanno però lavorato anche le battaglie nazionali ed internazionali del movimento Zero Waste che ha trovato in Italia terreno fertile portando al momento (ma questi dati sono destinati a crescere) oltre due milioni di cittadini italiani ad essere operativamente coinvolti in questo percorso attraverso l'adesione formale di circa 80 comuni a questa strategia che come detto si è andata ad innestare ad una diffusa rete di buone pratiche (provincia di Treviso, Novara poi Salerno) radicate ormai fino in Sardegna, Puglia, Calabria e Sicilia.
Il movimento italiano Rifiuti Zero non è più quello che si costituì nel 2004 ad Acerra. Non è fatto solo da Comitati ed associazioni. Esso è portato avanti in prima persona da Comuni e da Associazioni nazionali come ANPAS che non a caso stanno strutturandosi nell'associazione nazionale delle comunità verso Rifiuti Zero. Questo non vuol dire affatto che sia esaurito il ruolo "pionieristico" della Rete Nazionale Rifiuti Zero dal quale almeno largamente deriva la crescita del ruolo dello Zero Waste in Italia e dei Comitati ed Associazioni locali dei cittadini il cui ruolo rimane importantissimo. Vuol dire che bisogna però prendere atto di una fase nuova enormemente più ricca in cui tante battaglie sono state vinte ed in cui parlare un linguaggio propositivo (senza per questo dismettere il sacrosanto esercizio del "conflitto") diventa necessario per attrarre ulteriormente settori sociali, economici ed amministrativi.
Un ruolo determinante nell'aprire questa fase l'hanno esercitato il carattere internazionale di Rifiuti Zero che con il prof. PAUL CONNETT chiamato frequentemente in Italia dall'ass. Ambiente e Futuro ha portato quasi in tempo reale nelle situazioni locali più "sperdute" i messaggi globali derivanti da nuove acquisizioni e "brucianti" informazioni legate a "vittorie" e/o risultati raggiunti nelle più disparate parti del pianeta a cui le battaglie italiane (grazie anche al ruolo di GAIA-Global Alliance for Incinerators Alternatives e di ZWIA-Zero Waste Alliance) sono state spessissimo connesse (basti pensare all'incontro internazionale di ZWIA proprio a Napoli nel 2009).
La stessa pubblicazione del libro "Rifiuti Zero: una rivoluzione in corso" (Ed. Dissensi) sigilla e fotografa quanto fatto e quanto ancora da fare. Adesso, detto in termini sintetici, occorre puntare a coinvolgere la responsabilità estesa dei produttori. Occorre costringere le imprese a farsi sempre più carico della insostenibilità del monouso e di molti loro prodotti (vedi l'esempio eclatante delle capsule del caffè sollevato dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori) perché se le RD più la riparazione/riuso possono portare in poco tempo a meno del 25% gli scarti residui da trattare (comunque senza nessun trattamento termico compreso i cementifici e "camuffate" centrali a biomasse) questi devono essere messi in carico a chi li ha prodotti iniziando una riprogettazione delle merci immesse sul mercato dei consumi.
E' bello esser riusciti a spingere la palla fino qui... Altri goal ci attendono. La Zero Waste Italy insieme a tutti coloro che vogliono esser parte di questa "storia salita dalle comunità” lavora per questo.
ZERO WASTE ITALY - Rossano Ercolini, Patrizia Lo Sciuto

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